Siamo certamente in una svolta epocale, in un tempo unicamente incerto e non possiamo porci con le misure modeste di sempre, con il fastidio della vita ordinaria o con prospettive mediocri. Dire “Tu sei il mio bene” ci aiuta a trovare sentimenti grandi, come quando siamo chiamati a difendere la vita. E forse questa prospettiva può liberare da una delle malattie frutto di una chiesa che si chiude: quella dell’incapacità a parlarsi, di giudicare tutto e tutti. Sempre più mi sembra chiaro che la vera contrapposizione non è affatto tra conservatori e progressisti, ma tra la chiesa prima di Pentecoste, chiusa e che non pensa di misurarsi con il mondo così com’è ed una chiesa piena del fuoco dell’amore, che la spinge ad uscire ed a parlare tutte le lingue del cuore degli uomini!
dall’introduzione del card. Matteo Maria Zuppi